h. 11.30 alle 13.00
Casale dei Cedrati, Villa Pamphili, via Aurelia Antica 219, Roma
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Casale dei Cedrati, Villa Pamphili, via Aurelia Antica 219, Roma
Un sabato mattina di ogni mese, da diciassette anni, il gruppo di lettura storico di MVL si riunisce nella bibliolibreria gratuita PLAUTILLA per parlare di un libro che tutto il gruppo ha letto. Ogni anno un nuovo tema, ogni mese un nuovo libro, ad ogni incontro nuove conversazioni con scambio di tanti spunti, idee e pareri diversi suscitati dalla lettura che ciascuno ha fatto per conto proprio.
Quest'anno il gruppo ha deciso di compiere un viaggio nella letteratura del Sud America, un grande continente con tanti scrittori conosciuti, ma anche poco conosciuti al grande pubblico.
Il gruppo ha iniziato il primo incontro ad ottobre con Notturno Cileno (Sellerio, 2003) del cileno Roberto Bolaño e proseguito a novembre con Le Cugine di Aurora Venturini (Sur, 2022). Per fare cosa gradita ai lettori del blog di MVL abbiamo deciso di pubblicare qui, dopo ogni incontro, qualche citazione ritagliata dai libri che abbiamo letto e su cui si sono soffermate le nostre conversazioni.
"... E così mi vennero ispirazioni enormi e sognavo i fatti vissuti trasformandoli in figure sempre più colorate e belle che nella mia immaginazione si muovevano e conversavano con me costringendomi a tirarle fuori e a riversarle sui cartoni e sulle tele ed ero comunque una strana creatura e dipendevo dagli ordini che mi davano tirannicamente quelle forme o figure e se non obbedivo mi mordevano con i denti di vetro il cervello e il cuore quando l'esperienza vissuta significava qualcosa e mi obbligava a trasferirla su una tela o un cartone. " scelta da Donatella"Spettacolo potente nella sua duplice lettura tra il mito e il presente". Con dodici parole il nostro amico Alessandro ha definito l'Antigone di Jean Anouilh con la regia Roberto Latini in scena al Teatro Vascello fino al 30 novembre. Potente, si, lo è, e per tante ragioni, per il testo e per la regia che stravolgono il mito antico di Antigone, caparbia eroina classica chiusa in sé stessa che, secondo Sofocle, decideva di morire per difendere il suo diritto a rispettare la sacralità dell’umano rispetto alle leggi del potere. Questa è, invece, una Antigone ben incuneata nel presente, morente “nel quotidiano fallire”, scrive Roberto latini nelle sue note di regia, ben consapevole che misurarsi con la tragedia di Sofocle attraverso la riscrittura di Anouilh comporta una necessaria fallimentare immersione nella realtà odierna. Per chi volesse leggerlo, il testo di Anouilh si può trovare sul web digitando titolo e autore su Google.
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| Roberto Latini, Antigone, foto Manuela Giusto |
Il fallimento, d’altra parte – come racconta Cecilia Grassi Alessi in una scheda della Treccani anch’essa fruibile online, aveva già accompagnato al suo debutto l’opera al piccolo Théâtre de l’Atelier a Parigi il 6 febbraio 1944. Infatti la prima rappresentazione era stata accolta dal silenzio del pubblico, senza applausi, in una Parigi occupata dalle truppe tedesche sotto il governo di Vichy: Antigone sembrava rappresentare forse una incarnazione di un movimento di Resistenza che l’autore descriveva come suicidario, incoerente e perdente, mentre Creonte poteva sembrare un collaborazionista di Vichi, di cui l’autore scavava con troppa compassione le contraddizioni e forse, in fondo, anche le motivazioni. Pur immersi in un contesto diverso, è proprio questo aspetto che spiazza nello spettacolo al Vascello: la profonda sfaccettatura dei protagonisti, il loro non essere opposti, ma piuttosto le due facce di un conflitto fallimentare allo specchio. La pièce inizia con un prologo che indica agli spettatori, come in una fotografia, i personaggi - personaggi e non attori, che non vediamo ancora all’opera, ma che con echi pirandelliani, rappresenteranno la storia di Antigone: la protagonista, quella pensante, è magra e bruttina ed è sorella della bella Ismene, anch’essa assorta nei suoi pensieri, e poi Creonte, più padre che zio, vecchio e stanco che medita accanto al suo paggio, mentre la nutrice, che fa la maglia, è una sorta di madre-nonna di Antigone ed è quella che parla di più, dice, commenta, ama come una madre- nonna la giovane adolescente. Siamo di fronte ad una famiglia che “gioca” il play di Antigone, con un padre, una madre e due figlie, delle quali una è una sciacquetta burattina che segue le regole del quieto vivere, mentre l’altra, quella mitica, l’eroina, fa tardi la notte, perde tempo distesa nei parti a guardare le stelle e le albe… Nel dramma infatti gli attori sono persone con una maschera sul viso, che raccontano ciascuno la propria storia che, pur legata al mito, ha piuttosto il sapore della cronaca.
Nella regia di Latini e con le scene di Gregorio Zurla il palcoscenico mostra un attraversamento pedonale (memoria pop di Abbey Road?), con fermata dell’autobus, panchina e telefono pubblico a gettoni, cimelio novecentesco insieme con tanti vecchi scatoloni televisori con le loro manopole, di quelli anni ’60: le cose accennano al secolo scorso, quello analogico, in cui non c’erano ancora né i cellulari, né gli schermi piatti, e neppure i monopattini che sfrecciano oggi sulle strisce pedonali. Roberto Latini- Antigone dapprima parla alla nutrice dalla platea vestito come un comune spettatore, ma quando scende dalla cavea sul palco si trasforma in una splendida primadonna, eroina rock - trans - nero vestita con un abito lungo e gonfio di taffetà, che domina con il suo corpo maestoso e con la sua voce incandescente l’intero palcoscenico. La sua Antigone è una adolescente che parla a quelli di oggi e a quelli che lo sono stati, che scava nei ricordi di quanti oggi sono adulti, forse anche vecchi, e che qualche tempo fa hanno gridato ai loro padri le ragioni della loro ribellione. E Creonte non è un re mitico che difende con forza la ragion di Stato, ma un vecchio zio-padre borghese stanco che rivela le sue debolezze, i compromessi che deve accettare, le vili verità che per mera praticità che ha dovuto nascondere al suo regno famigliare.
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| Roberto Latini, Antigone, foto Manuela Giusto |
Antigone sale sul piedistallo fatto di televisioni e, novella polena rivoluzionaria con abito al vento lo attacca su un sottofondo musicale pop emozionante, lo ghermisce, lo incalza, gli urla il suo bisogno di giustizia e affronta con coraggio l’esito delle sue scelte, ma d’altro canto rivela anche la sua fragilità, le sue adolescenziali contraddizioni, le sue paure, le sue non scelte. In fondo questa Antigone è una ragazza borghese novecentesca che contesta le regole della società borghese in cui è cresciuta. Nel secolo scorso, insieme ai telefoni e alle televisioni e alle lucidatrici esisteva ancora questa parola, borghesia, vecchia piccola borghesia, contro cui tanti giovani si scagliavano opponendo con veemenza la loro critica. Questa parola oggi non si sente più, è sparita insieme ai gettoni dei telefoni pubblici, ma forse la voce di questa Antigone sessantottina ha ancora qualcuno che, nel buio del teatro, vuole ascoltare il suo grido, la sua protesta, oggi dispersa nei social, nel talk show, negli schermi infiniti dei cellulari. Il coro di Anouilh diceva, alla fine, che senza la piccola Antigone, è vero, sarebbero stati tutti più tranquilli. Forse oggi siamo tutti troppo tranquilli.
Maria Cristina Reggio
Proponiamo di seguito ampi stralci di un articolo uscito su "Domani" martedì 4 novembre 2025., ringraziando l'autrice, Chiara Faggiolani, presidente del Forum del Libro e docente di Biblioteconomia all'Università Sapienza di Roma, per avere acconsentito alla pubblicazione.
Chiara Faggiolani*
[...] Credo sia importante parlare ora della necessità di una visione sistemica della lettura, capace di unire ciò che troppo spesso procede per compartimenti — il mondo dell'editoria, della scuola, delle biblioteche, delle politiche pubbliche e delle comunità dei lettori. Serve unire il mondo dell'editoria, della scuola, delle biblioteche, delle politiche pubbliche e delle comunità dei lettori — in un disegno comune di crescita culturale e civile.
In un'intervista a Fahrenheit lo scorso 22 ottobre Giuseppe Laterza aveva accennato all'idea di un tavolo permanente sulla promozione della lettura, un organismo di confronto aperto, trasparente a carattere consultivo. È una proposta che, come Forum del Libro, vorremmo lanciare perché ci sembra arrivato il momento giusto per realizzarla. Peraltro, ci ispiriamo alle parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Bologna Children's Book Fair: Gli editori, in generale, e quelli per ragazzi in particolare, sono portatori di una grande responsabilità nella formazione dei cittadini. Vanno quindi incoraggiate le iniziative e le sinergie per giungere a una vera alleanza per la lettura tra il mondo dei libri, le famiglie, la scuola, i media, le biblioteche e le nuove tecnologie, che possono diventare strumenti di diffusione e promozione della lettura e della cultura.
In due decenni di attività abbiamo imparato che nessuno può promuovere la lettura da solo. Non bastano festival o progetti educativi, anche i più innovativi, se non si inseriscono in una visione comune e in politiche pubbliche di lungo periodo. Per questo, nell'ultimo anno, il Forum ha lavorato per ricucire il dialogo tra istituzioni, professionisti e comunità, riconoscendo nella lettura un diritto condiviso e un atto di cittadinanza culturale. Da qui è nato un programma di incontri sulla lettura socializzata come esperienza trasformativa e una crescente attenzione ai contesti in cui la lettura diventa presidi di benessere, soprattutto per i più giovani.
Il Forum del Libro
Da vent'anni il Forum del Libro rappresenta un unicum nel panorama culturale italiano: un luogo di dialogo che riunisce tutti gli attori della filiera del libro. Intorno a un'idea semplice è nata una stagione intensa di lavoro: tre giornate dedicate alle biblioteche scolastiche dove abbiamo presentato il documento Le biblioteche scolastiche per il futuro dell'Italia. Nel frattempo, il panorama nazionale si è arricchito di esperienze che vanno nella stessa direzione: la grande indagine sui gruppi di lettura S.T.O.R.LE. - Storie Trasformative, Opportunità, Relazioni, Inclusione, e #ioleggoperché che ogni anno riporta l'attenzione sull'importanza di far circolare libri nelle scuole. Tutti questi percorsi ci portano a rilanciare con convinzione la proposta del tavolo permanente di consultazione per la lettura.
Valorizzare il buono
Un luogo non pensato per discutere solo delle criticità, ma per valorizzare ciò che funziona, per mettere in dialogo esperienze positive, pratiche efficaci e visioni lungimiranti. Un tavolo dedicato a "costruire insieme", partendo dalle cose belle che già accadono nel mondo della lettura e che meritano di essere conosciute, sostenute e moltiplicate. Significa anche avviare una nuova narrazione della lettura, fondata non sulle sue fragilità, ma sulla sua straordinaria capacità di creare legami, conoscenza e futuro. È di questo che abbiamo bisogno, adesso.
Stanno per iniziare le vacanze estive e nella calura romana non pensiamo ancora a cosa ci aspetta nelle sere d’autunno, ma se facciamo due passi in Via Carini, veniamo attratti dal richiamo delle colorate locandine del teatro Vascello, fitte fitte di nomi che appartengono alla storia culturale del teatro nazionale e internazionale.
Ci avviciniamo e scopriamo la meraviglia: il teatro di ricerca è vivo, ci aspetta a settembre con 28 spettacoli che ci offrono tanti nuovi stimoli, voci e visi di attori che conosciamo o che ci piacerebbe conoscere, registi che, insieme con i migliori drammaturghi hanno tante storie ancora da raccontare. Con la sua energia travolgente, ce ne parla Manuela Kustermann in questo breve video.
Sulla locandina scorriamo qualche nome, da Andrea De Rosa a Mario Martone, a Pippo Delbono o Ascanio Celestini, Roberto Latini, Fabio Condemi, Marco Martinelli, Marcido Marcidoris, Daria Deflorian, Carrozzeria Orfeo. Poi scopriamo che alcuni spettacoli sono realizzati in collaborazione con il Romaeuropa Festival, dal Frankenstein dei Motus, al nuovo lavoro di Milo Rau, di Fabiana Jacozzilli e molti altri. A questo LINK si può visionare la stagione completa 2025-2026. Se si vuole invece scaricare il PDF del libretto della stagione, si può cliccare QUI.
A questo LINK si possono scoprire le tipologie di abbonamento offerte per la prossima stagione e per qualsiasi info ci si può rivolgere via mail a promozioneteatrovascello@gmail.com oppure telefonare ai numeri 06 5881021 – 06 5898031.
Non resta a questo punto che augurare buone vacanze a tutti i lettori di Monteverdelegge e a tutti gli appassionati di Monteverdelegge Teatro, in attesa di aggiornamenti sul varo autunnale nel mare teatrale del nostro amato teatro Vascello, ricordando che per tutti gli iscritti alla nostra Associazione esistono promozioni e prezzi speciali. E se poi vorremo incontrarci e bere un bicchiere e fare quattro chiacchiere ascoltando musica dal vivo oppure assistere ad una stand-up comedy, ci si vede sempre al solito posto, al Coffe Plant Bistrot, nel foyer del teatro Vascello, via Carini 78, a Monteverde vecchio.
Il 24 maggio, ore 11.00-12.30, il Casale dei Cedrati ospita l'ottavo incontro della serie Di boschi e di selve curata da Maria Teresa Carbone e realizzata in collaborazione con l’associazione Monteverdelegge. Che rapporto ci può essere tra una foresta, quintessenza del “naturale”, e l’ambiente almeno in apparenza da essa più distante, la città? Intorno a questo interrogativo, che assume nel mondo contemporaneo nuove valenze, si sviluppa la conversazione con Felice Cimatti e Annalisa Metta.
Come in tutti gli incontri del ciclo, che vede la presenza di persone attive in campi diversi, dalla scrittura all’arte, alla scienza, il bosco si rivela agli umani fonte di risorse, entità oscura, territorio magico del sogno – anche quando, come in questo caso, assume connotazioni urbane. Annalisa Metta insegna Architettura del Paesaggio all’Università Roma Tre. Tra i suoi libri, Il paesaggio è un mostro. Città selvatiche e nature ibride. Tra le realizzazioni recenti, l'installazione In stato di grazia nel festival AMA (Maddaloni, 2025, con F. Cimatti), il parco sul Lungotevere Flaminio (Roma, 2024, con OSA) e l’installazione Every 9 Days, nella mostra Regeneration (Roma, American Academy, 2022, con L. Catalano). Felice Cimatti insegna Filosofia del linguaggio all'Università della Calabria. Ha scritto Filosofia dell'animalità e Il postanimale. La natura dopo l'antropocene. Conduce il programma Uomini e Profeti, su Radio3.
24 maggio 2025 @ 11.00 – 12.30 Casale dei Cedrati, Villa Pamphili, via Aurelia Antica 219, RomaDomenica 13 aprile 2025, h.11.00 – 12.30
Casale dei Cedrati, Villa Pamphili, via Aurelia Antica 219, Roma
Frequente metafora di smarrimento e di pericolo, il bosco può essere anche fonte vitale di nutrimento e di energia: sarà questo il tema dell’incontro con Raethia Corsini, settima ospite del ciclo Di boschi e di selve, otto dialoghi mensili curati da Maria Teresa Carbone e realizzati in collaborazione con l’associazione Monteverdelegge.
"Tra Carnevale e Pasqua, in quel frangente in cui il bosco era ancora spoglio e iniziava a sgranchire i rami al cielo, le radici facevano amicizia con la prima erba spuria punteggiata da qualche ranuncolo variopinto e forsizia gialla, si sentiva lo scricchiolio dei fusti riemergere dal letargo…"
Al centro degli incontri, cui partecipano persone attive in campi diversi, dalla scrittura all’arte, alla scienza, c’è un luogo, il bosco, che nelle sue declinazioni (selva, foresta, giungla…), si è rivelato agli umani come spazio di rigenerazione o di smarrimento: fonte di risorse, entità oscura, territorio magico del sogno. Raethia Corsini, nata a Milano per caso, è toscana DOC da più di cinque generazioni e ha trascorso l’infanzia e buona parte dell’adolescenza sull’Appennino tosco-emiliano. Giornalista professionista, ha scritto di viaggi, cibo, società per i principali magazine italiani. Il suo Suite per un castagno (Guido Tommasi Editore, 2020) ha per protagonista un albero i cui frutti per millenni hanno nutrito gli esseri viventi, fonte economica e di scambio che ha favorito la formazione delle civiltà moderne.